RainBo, come domare la pioggia. Il Ravone diventa un caso di studio

15 settembre 2017
Ravone, Rainbo

RainBo, come domare la pioggia. Il Ravone diventa un caso di studio.
Nuovi sensori per monitorare tempestivamente le possibili emergenze

di FRANCESCO MORONI

DOPO le disastrose alluvioni dei giorni scorsi, c'è un aspetto che continua a essere sotto la luce dei riflettori: quello della prevenzione. È questo il concetto chiave di 'RainBo', attuazione pratica di Life Blueap (Bologna urban environment adaptation plan for a resilient city), un piano d'azione finanziato dall'Unione Europea e finalizzato a studiare gli eventi estremi di pioggia e le principali vulnerabilità del territorio. Il progetto RainBo, frutto della collaborazione tra il Comune, Lepida Spa, Arpae e le società Meeo e Nier ingegneria, nasce per costruire una piattaforma online in grado di raccogliere informazioni in previsione degli eventi alluvionali, attraverso un principio cardine: la tempestività.

GLI STUDI si focalizzano su piccoli corsi d'acqua, come il torrente Ravone, al fine di elaborare un modello capace di dar seguito ad azioni su ampia scala. Il tutto, tramite sistemi di rilevazione di ultima generazione: un nuovo modo di misurare le precipitazioni, basato su sensori di trasmissione cellulare, in grado di evidenziare in tempi velocissimi il pericolo alluvionale ed emettere un segnale inversamente proporzionale al livello dell'acqua. In poche parole: quando le precipitazioni aumentano, il segnale si affievolisce.

"È un processo istantaneo - spiega Lucio Botarelli, responsabile della ricerca e dello sviluppo della rete agrometeorologica di Arpae -, basato sullo studio dei tempi di corrivazione. Nello specifico, ad essere monitorata è l'acqua che da monte fluisce a valle. Il sistema calcola l'intervallo di tempo tra l'aumento della precipitazione e il possibile stato d'emergenza". Uno studio approfondito, a cui però devono seguire risposte repentine. "Essenziale - aggiunge Franco Cima di Lepida - è il coordinamento con la Protezione civile, che deve verificare lo stato di crisi sulla base delle misurazioni". In fase embrionale, poi, c'è la creazione di un'applicazione e di una comunità
partecipativa attorno al fenomeno delle alluvioni: l'obiettivo è far sì che i cittadini intervengano per segnalare, con precisione e affidabilità, gli eventi non monitorabili dai sensori.